Bruno Brancher è nato nel 1931 alle Cinque Vie, all'ombra del Duomo di Milano. Sin dalla più tenera età si fa notare per il suo carattere aperto e socievole, a volte contradditorio, comunque bizzarro.
Perennemente in fuga (come ci racconta la sua nota autobiografica in L'ultimo picaro): un po' per suo desiderio, un po' per tradizione, quasi sempre perché inseguito dalla Legge. A volte, catturato anche contro la sua volontà, viene rinchiuso, dapprima nei riformatori e poi nelle prigioni. In una pausa di libertà, decide di emigrare in Belgio, nelle vesti di minatore, ma, sospettato di un furto di diamanti, viene accompagnato nel carcere di Mons da dove evade. Si rifugia da Nené (ragazza seria che esercitava nei pressi della stazione di Lilla), depositaria di un piccolo tesoro. L'allusione è ai diamanti. Scoperto dalla polizia del luogo, anche per colpa di Nené che sfoggiava brillanti manco fosse Soraya in incognito, Brancher si sottrae alla cattura. Si allontana da Lilla.
In nome della libertà si stabilisce a Parigi. Si innamora di una ragazza creola che se la spassa dalle parti di Montparnasse. Catturato dalla polizia di Parigi perché sospettato di un prelievo di una collanina di rubini. La colpa della cattura è di quella ragazza, visto che non resistette al desiderio di esibire la collanina sulla pubblica piazza. Tutte uguali le donne. Con abile mossa Brancher si sottrae di nuovo alla cattura. Si rifugia nella Legione Straniera, da dove immediatamente evade per sottrarsi alla discutibile ira di un giamaicano vittima di un furto.
Ritorna in Patria accolto malvolentieri dalla propria stessa madre. Ritrova vecchi amici e con essi forma un equipe specializzata in assalti a gioiellerie del centro e anche della periferia. Brancher ammette di essere sempre stato attratto dallo sfavillio dei gioielli. La chiama magia: Una magia a cui non riesce proprio a sottrarsi. Dice anche che non è reato amare la magia. E non si vede come gli si può dare torto. Però, nel proseguio del tempo, viene catturato lo stesso e condannato pesantemente. Dimora per una diecina di anni dietro le sbarre finché riacquista di nuovo la libertà.
È un po' invecchiato. Erano i tempi dei moti innovativi e Brancher viene accettato dai bravi ragazzi di Lotta Continua e impara ad amarli. Gli "scoprono" una vena di scrittore. Collabora su vari quotidiani e mensili, Lotta Continua, ControInformazione, il male, alteralter, linus, Cuore (ma solo come inserto satirico dell'Unità).
Nell'agosto del 1989, in perfetta e anomala (per lui) lucidità, sia di mente che di spirito, tenta di uccidere, per gelosia, complice una balorda storia d'amore, una ragazza di nome Patrizia. Di nuovo imprigionato. Di nuovo liberato. Improvvisamente si accorge di avere raggiunto l'età della pietra, ovvero: 60 anni. Siamo nel 1991. Esce per "All'Insegna del Pesce d'Oro" di Vanni Scheiwiller L'ultimo picaro, l'uomo delle biciclette gialle.
Testo recuperato nel sito: KERAUNIApedia, l'Enciclopedia della Letteratura di fine millennio e oltre
BALLATA DELL'IMMOBILITA'
In queste memorie le avventure non mancano; le schifezze di un'esistenza somara, neppure; dunque, questo romanzo della mia vita, dicevo, avrà un grande successo editoriale che durerà per l'eternità. E io mi trasformerò in una luminosissima stella che brillerà di luce viva e diamantina. Non mi è rimasto che il sogno. E va ben inscì.
Voglio uscire dall'anonimato.
Voglio che le mie giornate si animino.
Non voglio cristallizzarmi nell'immobilità.
Immobile come questo momento...
che (il quale), mi appare immobile, come immobili
sono i miei gerani rossi sul balcone.
Come immobile e l'azzurro gelido
di questo rigido inverno milanese,
e le mefitiche atmosfere di questa orrenda
e da me molto amata città di Milano.
E immobile è questo freddo sole che mi appare
come una condanna a morte,
che, (il quale), minaccioso, in questo momento
tenta di appannare l'animaccia mia bella.
E anche nella mia stanza tutto è immobile.
Come immobili sono le cinque rose
che ho raccolto in piazza Leonardo da Vinci.
Ma, l'immobilità, ha, da subito. Fatto avvizzire le
mie rose.
E,nei cortili, anche i bambini, sono immobili.
Paiono in attese di
un misterioso evento;
non urlano, non piangono, non dicono le parolacce
e non nascondono i grimaldelli.
E anche il mio gatto rosso
pare pietrificato dall' immobilità:
lo vedo spaparacchiato, per quanto é lungo e
immobile,
sul pavimento gelato di questa stanza.
E immobile é anche il mio respiro
e io mi sento come morto.
Sogno un mare in tempesta con quindici barche
che stanno andando alla deriva.
Ma il mare, e la tempesta e le barche sono immobili,
come fosse un dipinto.
Sogno che sto sognando di un sogno sognato.
Ma anche i miei sogni
paiono cristallizzati nell'immobilità.
E anche la mia momentanea libertà é immobile;
come immobili furono le mie passate prigionie.
Voglio essere avvolto da folate di vento caldo.
Voglio la profondità dei mari anche se non so
nuotare.
Voglio una barbabietola viola e un po' di cicorino.
Voglio farmi del male.
Voglio il mal di schiena e anche il mal di denti.
Voglio che Patrizia ricominci a cantare “Reginella”,
e che mi maledica per l'eternità.
Voglio che questo momento immobile si frantumi.
Voglio un po' di vento...
Bruno Brancher, ladro
gentiluomo, scrittore e esponente della "ligera", nome
dialettale della tipica malavita milanese, è morto a Vercelli il 27
novembre 2009
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