domenica 24 febbraio 2013

Bruno Brancher - Disamori vecchi e nuovi




Note biografiche.
Bruno Brancher è nato nel 1931 alle Cinque Vie, all'ombra del Duomo di Milano. Sin dalla più tenera età si fa notare per il suo carattere aperto e socievole, a volte contradditorio, comunque bizzarro.

Perennemente in fuga (come ci racconta la sua nota autobiografica in L'ultimo picaro): un po' per suo desiderio, un po' per tradizione, quasi sempre perché inseguito dalla Legge. A volte, catturato anche contro la sua volontà, viene rinchiuso, dapprima nei riformatori e poi nelle prigioni. In una pausa di libertà, decide di emigrare in Belgio, nelle vesti di minatore, ma, sospettato di un furto di diamanti, viene accompagnato nel carcere di Mons da dove evade. Si rifugia da Nené (ragazza seria che esercitava nei pressi della stazione di Lilla), depositaria di un piccolo tesoro. L'allusione è ai diamanti. Scoperto dalla polizia del luogo, anche per colpa di Nené che sfoggiava brillanti manco fosse Soraya in incognito, Brancher si sottrae alla cattura. Si allontana da Lilla.

In nome della libertà si stabilisce a Parigi. Si innamora di una ragazza creola che se la spassa dalle parti di Montparnasse. Catturato dalla polizia di Parigi perché sospettato di un prelievo di una collanina di rubini. La colpa della cattura è di quella ragazza, visto che non resistette al desiderio di esibire la collanina sulla pubblica piazza. Tutte uguali le donne. Con abile mossa Brancher si sottrae di nuovo alla cattura. Si rifugia nella Legione Straniera, da dove immediatamente evade per sottrarsi alla discutibile ira di un giamaicano vittima di un furto.

Ritorna in Patria accolto malvolentieri dalla propria stessa madre. Ritrova vecchi amici e con essi forma un equipe specializzata in assalti a gioiellerie del centro e anche della periferia. Brancher ammette di essere sempre stato attratto dallo sfavillio dei gioielli. La chiama magia: Una magia a cui non riesce proprio a sottrarsi. Dice anche che non è reato amare la magia. E non si vede come gli si può dare torto. Però, nel proseguio del tempo, viene catturato lo stesso e condannato pesantemente. Dimora per una diecina di anni dietro le sbarre finché riacquista di nuovo la libertà.

È un po' invecchiato. Erano i tempi dei moti innovativi e Brancher viene accettato dai bravi ragazzi di Lotta Continua e impara ad amarli. Gli "scoprono" una vena di scrittore. Collabora su vari quotidiani e mensili, Lotta Continua, ControInformazione, il male, alteralter, linus, Cuore (ma solo come inserto satirico dell'Unità).

Nell'agosto del 1989, in perfetta e anomala (per lui) lucidità, sia di mente che di spirito, tenta di uccidere, per gelosia, complice una balorda storia d'amore, una ragazza di nome Patrizia. Di nuovo imprigionato. Di nuovo liberato. Improvvisamente si accorge di avere raggiunto l'età della pietra, ovvero: 60 anni. Siamo nel 1991. Esce per "All'Insegna del Pesce d'Oro" di Vanni Scheiwiller L'ultimo picaro, l'uomo delle biciclette gialle.



Testo recuperato nel sito: KERAUNIApedia, l'Enciclopedia della Letteratura di fine millennio e oltre



BALLATA DELL'IMMOBILITA'
In queste memorie le avventure non mancano; le schifezze di un'esistenza somara, neppure; dunque, questo romanzo della mia vita, dicevo, avrà un grande successo editoriale che durerà per l'eternità. E io mi trasformerò in una luminosissima stella che brillerà di luce viva e diamantina. Non mi è rimasto che il sogno. E va ben inscì.

Voglio uscire dall'anonimato.
Voglio che le mie giornate si animino.
Non voglio cristallizzarmi nell'immobilità.
Immobile come questo momento...
che (il quale), mi appare immobile, come immobili
sono i miei gerani rossi sul balcone.
Come immobile e l'azzurro gelido
di questo rigido inverno milanese,
e le mefitiche atmosfere di questa orrenda
e da me molto amata città di Milano.
E immobile è questo freddo sole che mi appare
come una condanna a morte,
che, (il quale), minaccioso, in questo momento
tenta di appannare l'animaccia mia bella.
E anche nella mia stanza tutto è immobile.
Come immobili sono le cinque rose
che ho raccolto in piazza Leonardo da Vinci.
Ma, l'immobilità, ha, da subito. Fatto avvizzire le mie rose.
E,nei cortili, anche i bambini, sono immobili.
Paiono in attese di
un misterioso evento;
non urlano, non piangono, non dicono le parolacce
e non nascondono i grimaldelli.
E anche il mio gatto rosso
pare pietrificato dall' immobilità:
lo vedo spaparacchiato, per quanto é lungo e immobile,
sul pavimento gelato di questa stanza.
E immobile é anche il mio respiro
e io mi sento come morto.
Sogno un mare in tempesta con quindici barche
che stanno andando alla deriva.
Ma il mare, e la tempesta e le barche sono immobili,
come fosse un dipinto.
Sogno che sto sognando di un sogno sognato.
Ma anche i miei sogni
paiono cristallizzati nell'immobilità.
E anche la mia momentanea libertà é immobile;
come immobili furono le mie passate prigionie.
Voglio essere avvolto da folate di vento caldo.
Voglio la profondità dei mari anche se non so nuotare.
Voglio una barbabietola viola e un po' di cicorino.
Voglio farmi del male.
Voglio il mal di schiena e anche il mal di denti.
Voglio che Patrizia ricominci a cantare “Reginella”,
e che mi maledica per l'eternità.
Voglio che questo momento immobile si frantumi.
Voglio un po' di vento...


E allora leggetemi e non giudicatemi. Per quanto riguarda il giudizio, lo hanno già fatto in tanti. In troppi. In questo libro scoprirete racconti raccapriccianti. Racconti di fatti ameni. Di moralità desuete. Di sesso sfrenato. Di sogni a occhi aperti. Con aggiunta di qualche tentativo di poesia. Seguirò il consiglio di un ergastolano, che (il quale), per grazia ricevuta morì in un ospizio per vecchi soli, poveri e abbandonati. Maledicendo la libertà. Leggete questo libro. Io, a differenza del Pacciani, il cosiddetto “mostro” di Firenze, sono di nuovo libbero (con 2 b). Non mi proclamo innocente di niente. E mi permetto di far sapere all'analfabeta e al colto, che in questo mondo esisto anch'io. Nono voglio essere di esempio morale per nessuno. E tutto ciò, amico lettore, depone a favore di questo libro, che tu, certamente, apprezzerai. E, in più (ne sono certo), lo consiglierai alle amiche e agli amici. Grazie.

Bruno Brancher, ladro gentiluomo, scrittore e esponente della "ligera", nome dialettale della tipica malavita milanese, è morto a Vercelli il 27 novembre 2009

lunedì 18 febbraio 2013

Eric Jones

http://irison.blogspot.it/





Erik Jones è un artista e illustratore. Jones ha sede a Brooklyn, New York.. Mi sono imbattuto casualmente nei suoi lavori e ne sono rimasto affascinato.

domenica 17 febbraio 2013

Philip K. Dick - Follia per sette clan


Una lunga guerra è stata combattuta tra la Terra e il lontano pianeta Alfa. Raggiunto finalmente un accordo di pace con gli esseri “insettoidi” che abitano il pianeta, rimane aperto il problema della gestione di Alfa III L2, luna di Alfa e antica colonia della Terra abitata unicamente da esseri umani malati di mente. Alfa III L2 di fatto veniva usato come ricovero per malati psichiatrici ormai molto abbondanti sulla madre patria. Venuto meno il controllo terrestre, gli abitanti della colonia, discendenti dei deportati originali, si è organizzato secondo uno schema favorito dalle tare ereditarie acquisite. A seconde della propria patologia, gli abitanti di Alfa III L2 vengono divisi in tribù: Eb (ebefrenici) Mani (maniaci), Skiz (schizofrenici), Os/Com (ossessivo/compulsivi), Poli (polimorfici), Para (paranoici), e Dep (depressi). La catalogazione è a volte incerta, eppure si rivela del tutto funzionale, e capace di dar vita a un modello di convivenza stabile per i sette clan. Ognuno di essi modella il proprio insediamento e il proprio ruolo sociale su caratteristiche psichiche. I Mani sono i più forti e violenti, i Para girano con un simulacro che fa la funzione dell’assaggiatore del re, gli Eb, persi nella contemplazione, vivono in una città sommersa dall’immondizia.
L'autore abbandona i soliti toni cupi che lo contraddistinguono in favore di un humour grottesco che riporta alla memoria i lavori di Vonnegut e Adams. Basti far attenzione ai nomi degli insediamenti dei sette clan, ispirati a personaggi storici o letterari: Hamlet Hamlet (ossessivo/compulsivi), Adolfville (paranoici), Alture Da Vinci (maniaci), Gandhitown (ebefrenici), Proprietà Cotton Mather (depressi), Insediamento Giovanna d’Arco (schizofrenici). Allo stesso tempo sembra un tentativo, forse non molto riuscito, di affrontare le tematiche legate alle malattie mentali. Il romanzo risulta affascinante in virtù del fatto che l'autore riesce ad immaginare una società di “anormali” che in assenza di “normali” riesce comunque ad organizzarsi con regole condivise e rispettate. Eleggono rappresentanti che deliberano sui problemi della società. L'azzardo è evidente e provocatorio: i matti riescono dove i sani falliscono. Per contro la Terra sembra essere il regno della mistificazione e del tradimento, ancora una volta gli esseri umani tramano contro altri popoli (gli Alfani) o individui non conformi (i malati di mente), con l'unico scopo di perseguire i propri interessi economici. Gli esseri umani non cambiano, il futuro non sembra dissimile dal passato, ma una lieve differenza come un disturbo mentale può essere una testimonianza di libertà. Consiglio la lettura a chi ama la fantascienza inusuale, in cui vengono analizzati molteplici risvolti psicologici dei personaggi .

mercoledì 13 febbraio 2013

libreria Utopia

Finalmente la Libreria Utopia riapre oggi 13 febbrario in via Vallazze 34 e invita tutti alla festa di inaugurazione alle ore 19.00

domenica 10 febbraio 2013

Marcela Serrano - Quel che c'è nel mio cuore

Vorrei segnalarvi una bravissima scrittrice cilena, Marcela Serrano. Le donne sono le sue principali protagoniste. Il libro che ho appena letto: “Quel che c'è nel mio cuore”, narra la vicenda di Camila, giornalista cilena che a causa della morte prematura del figlioletto, sprofonda in crisi depressiva ed esistenziale. Nel tentativo di sfuggire le angosce che l'attanagliano, accetta di effettuare un reportage dal Messico della rivolta zapatista. La vicenda molto intrigante ed introspettiva, si svolge nella pittoresca cittadina di San Cristobal de las Casas nello stato del Chiapas. Questo romanzo ha scatenato in me una moltitudine di emozioni contrastanti, da quei giorni dell'estate del 94 quando io e Stefano ci siamo recati quasi per caso nei medesimi luoghi narrati dall'autrice, avevo quasi dimenticato i colori e i profumi che sembravano emanare direttamente da quegli splendidi paesaggi, così come da quelle meravigliose e variopinte etnie che con orgoglio indomabile, vivono la durezza di quel territorio. Insomma leggetelo! Di sicuro vi verrà la voglia di partire.

 "il colore dei tuoi capelli abbellisce ma non distrae"
"uno è cittadino del posto che vuole... del posto che si sceglie"
"tutte noi nutriamo la segreta illusione di essere diverse"
"Il buonsenso: il peggiore di tutti i sensi, quello che banalizza tutto"
"esiste un sangue che brucia anche quando è freddo"
"avevo dimenticato com'era l'odore che stavo cercando"
"dove, dove si ritorna dopo l'amore? Qual è il posto?"

mercoledì 6 febbraio 2013

Fabio Bonifacci

http://www.bonifacci.it
Oggi vorrei segnalare l'interessante blog di Fabio Bonifacci, sceneggiatore e scrittore. Ecco come l'autore descrive il suo blog:
“Qua non trovi politica, attualità, vip, gossip, news, calcio, tecnologia, tivù, donne nude. Come diceva quel tale, “l’attualità ha esaurito la sua spinta propulsiva”. Mi annoia. Qua trovi parole scritte, e amore per le parole scritte. Trovi un corso di scrittura in cui racconto tutto quel che so in materia. E’ a puntate, e alla fine saranno 150 pagine. Non so se funziona ma almeno è gratis.”
Avete capito bene, Fabio Bonifacci mette a disposizione GRATUITAMENTE un corso di scrittura! Non è cosa da poco di questi tempi dove nessuno regala niente. Sono convinto che valga la pena dargli un occhiata, conoscere determinate tecniche aiuta nella comprensione di testi che possono sembrare più “difficili” da leggere. Se poi uno si scopre novello Kafka tanto meglio, avremo guadagnato tutti delle buone nuove letture. Per ora grazie a Fabio Bonifacci.

domenica 3 febbraio 2013




Nel bar Mirage non si parla solo di libri, musica, fotografia…..ma anche di tutto  ciò di cui siamo appassionati più per piacere che per competenza: per me sono  i fumetti.
Mi permetto di segnalarvi ”Maus” una storia autobiografica raccontata in una maniera stupenda:  come si comincia a  leggerlo si entra in un mondo dove i ruoli degli uomini sono delineati dalla caratterizzazione fisica, in fattispecie quella animale, animali che caratterizzano la posizione sociale nella quale si trovano,  (non si capisce dalla copertina?). Come lo si apre lo si legge tutto di un fiato entrando nel linguaggio di questi topini che ci fanno rivivere nei loro discorsi, le sofferenze, che hanno contraddistinto le loro vite e il loro carattere, l’umorismo che si genera nel rapporto padre figlio tra problemi del passato(la deportazione del padre) e del presente ( il rapporto con il genitore). Fatemi sapere cosa ne pensate....

 Vi lascio con una frase per salutarvi alla quale gli appassionati di fumetti sapranno dare subito un volto

“ fletto i muscoli e sono nel vuoto”

 Chi sarà il mio EROE preferito?